Prima gli interessi della città? Neanche a parlarne

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di Ferdinando Gaetano, attivista meetup – Avanti tutta…verso il sempre più probabile scioglimento! Nonostante il ciclone giudiziario abbattutosi, direttamente o indirettamente, su diversi componenti il Consiglio Comunale insediatosi subito dopo le elezioni amministrative di due anni fa, si è ormai capito che nessuno, eccezion fatta, un po’, solo per il consigliere Piccioni, se l’è sentita di anteporre gli interessi della città ai propri. Niente dimissioni di massa che avrebbero evitato gli effetti, a dir poco nefasti, di un eventuale terzo (TERZO!) SCIOGLIMENTO per infiltrazioni o condizionamenti mafiosi. E’ vero che la Commissione d’Accesso avrebbe comunque continuato il proprio lavoro iniziato già da diversi giorni, ma anche qualora avesse poi trasmesso notizie non buone al Prefetto, alle urne si sarebbe tornati molto prima che nel caso in cui arrivasse invece lo scioglimento. Chi continua a dirsi certo che la Commissione non troverà nessun atto amministrativo “compromettente”, è il sindaco. Probabilmente, però, il primo cittadino non ha ancora capito (o fa finta) che per evitare lo scioglimento, ed il conseguente lungo commissariamento che ne deriverebbe, di un Comune non basta non trovare niente di anomalo negli atti ufficiali. Può essere già sufficiente dimostrare che la campagna elettorale è stata, come diversi atti dell’operazione Crisalide confermerebbero, fortemente condizionata dai clan, i quali, come noto, in cambio dei voti poi richiedono puntualmente il conto in termini di favori di qualsivoglia natura. Un esempio lampante di ciò, viene da alcune intercettazioni dell’operazione che ha decapitato le nuove leve della cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri, pubblicate, e passate sostanzialmente in sordina, in un articolo del Corriere della Calabria, dello scorso 9 giugno, a firma Luana Costa. L’articolo in questione si apre con un’intercettazione, captata nella macchina del boss Antonio Micieli, che dimostrerebbe “il connubio creatosi tra la famiglia mafiosa dei Torcasio e il candidato a sindaco Pasqualino Ruberto ed i candidati al consiglio comunale Giuseppe Paladino e Antonio Mazza i quali, in cambio dell’appoggio elettorale, oltre alla promessa di benefici specifici nei confronti degli appartenenti alla consorteria mafiosa, consegnavano somme di denaro nelle mani di Antonio Miceli e del suo gruppo mafioso”. Ma il bello, anzi il peggio, si legge nelle righe successive, quando si fa riferimento ad altri due fatti che, se accertati, sarebbero di una gravità inaudita e comporterebbero a nostro modesto avviso, lo scioglimento certo del Comune. Il primo episodio riguarda la carta d’identità per l’espatrio di tale Emilio Francesco Gualtieri.Secondo i magistrati – si legge – nel luglio del 2015 Antonio Miceli avrebbe ordinato a Mattia Mancuso (finito ora agli arresti domiciliari) di contattare Giuseppe Paladino affinché quest’ultimo intercedesse al Comune di Lamezia Terme per il rilascio di una carta di identità, valida ai fini dell’espatrio, in favore del nipote Emilio Francesco Gualtieri. Sono sempre le intercettazioni captate dagli investigatori a incastrare il politico”. Antonio Miceli: “Eh… stammi a sentire, me lo rintracci a Pepè (ndr. Giuseppe Paladino) che sono alla macchina sua, al Comune…che tengo un problema per il documento, per un documento per prenotare la crociera… e lo devo riuscire a risolvere entro pomeriggio”. Ma Giuseppe Paladino, ovvero, lo ricordiamo, il soggetto ripreso assieme al padre mentre durante la campagna elettorale si recava nel fortino del clan per chiedere sostegno elettorale, secondo la ricostruzione degli inquirenti si sarebbe prodigato anche in un’altra occasione per sdebitarsi con i suoi “speciali” elettori. Sarebbe infatti intervenuto con i vigili urbani evitando che questi procedessero al sequestro di un motorino di proprietà di Antonio Mazza, a sua volta candidato al consiglio comunale (in questo caso non eletto però) e tra gli arrestati dell’operazione Crisalide. “Ciclomotore – si legge sempre nell’articolo del Corriere della Calabria – rimasto coinvolto in un sinistro ma privo della copertura assicurativa.” È Antonio Miceli a raccontare l’episodio alla moglie Teresa Torcasio, intercettato dagli investigatori all’interno della sua auto: Teresa Torcasio: “Chi? Lui? E non si poteva far fare l’assicurazione?” Antonio Miceli: “È senza assicurazione la moto… meno male che poi… Teresa Torcasio: “Gli dice che era a piedi!” Antonio Miceli: “Poi vediamo come la giostriamo, ora intanto lui…però se i vigili la prendevano i… meno male che poi Pepè (ndr: Paladino Giuseppe) a quel vigile lo conosceva e mi ha fatto andare… ci siamo presi la moto e me la sono portata io subito a casa… che stavano venendo i carabinieri… e se i Carabinieri vedevano che la moto era senza assicurazione, un casino succedeva… hai capito come?… Invece ora la moglie è andata, a quanto ho capito… ed è andata a vedere di fargli fare l’assicurazione, tipo che era assicurata….da ieri”.
Tutta questa sicurezza del sindaco Mascaro nel fatto che il consiglio non verrà sciolto, sinceramente non la comprendiamo. E non possiamo non rifarci alle parole del pubblico ministero Elio Romano che, nel mettere nero su bianco su quanto emerso nel corso delle indagini, ha dichiarato che “la cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri avrebbe fornito […] un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo, di natura materiale e/o morale, inquinando la campagna elettorale delle predette elezioni” . Ed ancora “richiedevano ed ottenevano dai consociati non solo il sostegno elettorale, mediante relativa propaganda, ma anche il procacciamento di voti in loro favore, consentendo, con la loro condotta, alla compagine mafiosa investigata, di infiltrarsi all’interno del civico consesso di Lamezia Terme”.
E poi c’è quella frase captata, sempre mentre si trovava nella sua macchina, al presunto boss Antonio Micieli, che risuona come un triste presagio sul futuro di questa amministrazione. “Questo sindaco durerà poco in quanto il comune sarà sciolto per mafia”.
Noi ve l’avevamo detto ma, a quanto pare, non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire…
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Promemoria per la commissione d’accesso antimafia con nomi e cognomi

Scioglimento sì, scioglimento no